Lo psicologo clinico: chi è? Cosa fa?

Lo psicologo clinico: chi è? Cosa fa?

Nel nostro paese risiede un quarto di tutti gli psicologi operanti del mondo ma, ahimè, c’è ancora una scarsa cultura della psicologia.
Quali sono gli ambiti di intervento di uno psicologo?
E le sue conoscenze? Lo psicologo è un medico?
Intanto, quando diciamo “psicologo” dobbiamo specificare di che tipologia di psicologo stiamo parlando: il CNOP (Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi) ha infatti recentemente identificato 15 categorie di psicologo, riconosciute a livello europeo. Di queste 15 categorie, non tutte sono assimilabili alla medicina vera e propria: senza entrare nel dettaglio di ogni singola branca della psicologia, la cosa da tenere bene in mente è che tra di essi c’è una grande differenza, a seconda del campo in cui sono specializzati.


Cos’è la Psicologia Clinica?

La psicologia clinica è una delle principali branche teorico-applicative della psicologia e comprende “[…] lo studio scientifico e le applicazioni della psicologia in merito alla comprensione, prevenzione ed intervento nelle problematiche psicologiche e relazionali, a livello individuale, familiare e di gruppo […], compresa anche la promozione del benessere psicosociale e la gestione, valutativa e di sostegno, di molte forme di psicopatologia.

Assetti centrali della sua pratica sono le applicazioni cliniche delle attività di prevenzione, valutazione, abilitazione, riabilitazione e sostegno psicologico, con particolare, ma non esclusivo, riferimento alla psicodiagnostica ed all’intervento terapeutico, che rappresenta un ulteriore sviluppo specialistico rivolto soprattutto alla presa in carico delle situazioni ove è presente una psicopatologia strutturata.
La psicologia clinica, che si è sviluppata nei primi anni del Novecento, in parallelo all’articolazione dell’attività psicodiagnostica, può definirsi una scienza idiografica, ovvero orientata allo studio della peculiarità del singolo caso.

Cosa fa lo Psicologo Clinico?

L’operato dello psicologo clinico si rivolge:

  • alla prevenzione primaria delle condizioni di disagio personale e relazionale;
  • alla promozione del benessere psicologico e psicosociale;
  • all’identificazione precoce delle problematiche o patologie;
  • al corretto inquadramento dei fattori psicologici, personologici, famigliari, relazionali, ambientali e contestuali che generano e mantengono il disturbo o la difficoltà psicologica;
  • alla gestione clinica tramite consulenze, colloqui e diverse tecniche di sostegno psicologico, delle principali tipologie di difficoltà personali, famigliari, gruppali e comunitarie;
  • all’abilitazione e alla riabilitazione nelle problematiche emotive, relazionali, comportamentali o cognitive che si presentano non integralmente risolvibili e al sostegno in situazioni di crisi emotiva, relazionale o decisionale dell’assistito.

Per essere chiari, tra le principali motivazioni che possono portare un paziente a rivolgersi ad uno psicologo clinico, ci sono: depressione, ansia, disturbi della personalità, disturbi dell’alimentazione, difficoltà a gestire stress e emozioni, problemi di coppia.
Lo strumento di intervento principale che lo psicologo clinico adopera è il colloquio clinico, fondamentale per stabilire il così detto “rapporto terapeutico” tra il paziente e il suo terapeuta.

Come si diventa Psicologo Clinico?
Dopo aver frequentato una scuola superiore, meglio se liceo delle scienze applicate a curvatura biomedica, chi vuole diventare psicologo clinico deve iscriversi alla facoltà di psicologia.

L’ammissione alla laurea di 1° livello avviene mediante una prova di selezione: i primi anni di corso sono uguali per tutti, a prescindere dalla specializzazione per cui si opterà in seguito, e riguardano lo studio di psicologia generale, pedagogia, sociologia e neuroscienze. Nel biennio successivo (laurea di 2° livello) lo studente sceglierà di approfondire un indirizzo tra psicologia clinica, sociale, del lavoro, ecc.
Durante i cinque anni complessivi di università sono previsti tirocini in collaborazione con strutture pubbliche o private: per poter accedere all’Esame di Stato, che abilita all’esercizio della professione, tutti i laureandi devono svolgere un tirocinio annuale presso strutture ritenute idonee dall’Autorità Accademica, d’intesa con il competente Ordine degli Psicologi.

L’ultima tappa è, poi, l’Esame di Stato che consente di iscriversi all’Ordine degli psicologi ed affacciarsi al mondo del lavoro. Attenzione! Senza l’iscrizione all’Albo – Sez. A – non si è psicologi, ma soltanto dottori in psicologia.

Gli sbocchi professionali

Per quanto riguarda gli ambiti occupazionali, il laureato in psicologia clinica può lavorare in:

  • contesti in cui si producono beni e servizi, come ASL, scuole (sportelli di ascolto), ospedali, consultori pubblici e privati;
  • contesti lavorativi legati al terzo settore, come associazioni e cooperative, che realizzano percorsi di prevenzione e gestione del disagio personale o gruppale;
  • attività autonome per la prestazione di servizi d’aiuto per individui o sistemi familiari.

Il laureato avrà, grazie alle nozioni acquisite, la possibilità di operare in diversi contesti, applicando la diagnosi psicologica e modelli teorico-operativi scientificamente validati.

Istituto Pio IX Roma Aventino
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